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Deliverance Strike Mass – 15 Luglio!

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Siamo i lavoratori in bicicletta di Deliveroo. Quelli che la gig economy chiama “rider”. Deliveroo dice che siamo “collaboratori autonomi” e “fornitori indipendenti” di prestazione d’opera, che bastano uno smartphone, una bicicletta funzionante e due gambe robuste e diventi “imprenditore di te stesso”.

La nostra azienda dice che consegnare cibo non è un lavoro ma un “lavoretto” e per questo il sistema dell’assegnazione dei turni attraverso uno “slot” orario e “la messa a disposizione” rappresenta un sistema equo ed innovativo per la “valorizzazione” del nostro tempo: se sei molto disponibile e molto veloce consegnerai tanto e salirai nel ranking, perché l’algoritmo che smista gli ordini ne terrà conto; se avrai problemi, bucherai, sarai malato, partirai in vacanza, sospenderai per un po’ la collaborazione, perderai posizioni e la possibilità che altri slot orari ti vengano assegnati. E’ la dura legge del delivery food.

Una legge che non ammette ambiti di discussione, secondo quanto abbiamo potuto verificare in questi mesi, quando abbiamo cercato più volte un canale di comunicazione con l’azienda. Lavoriamo precarizzati. Corriamo per strada, tra una consegna e l’altra, rischiando la vita, nel traffico, senza copertura assicurativa che ci tuteli. Non abbiamo ferie. Malattia. Non abbiamo alcuna garanzia sul nostro futuro. Nessuna prospettiva di assunzione, con la spada di Damocle del tetto dei 5000 euro sulla ritenuta d’acconto. Con il ricatto dell’apertura di una partita iva che non ci possiamo permettere. Per questo abbiamo deciso di mobilitarci, organizzando la prima Deliverance Strike Mass. Perché le nostre condizioni di lavoro debbono migliorare. E le nostre richieste non caschino mai più nel vuoto del silenzio di un “clic”.

Chiediamo a Deliveroo Italia:

– se siamo lavoratori flessibili e collaboratori autonomi, per quale motivo non possiamo rifiutare il 10% delle consegne come da contratto

– se siamo intenzionati a vivere di questo lavoro, perché ci viene negata la possibilità di farlo attraverso l’applicazione di un contratto nazionale di categoria che normalizzi la nostra condizione emancipandoci dal ricatto delle partite iva

– se siamo risorse per la nostra azienda per quale ragione non abbiamo copertura assicurativa integrativa in caso di incidente o un bonus in caso di pioggia, materiale di lavoro adeguato o rimborsi di spesa per la manutenzione

– se siamo prestatori d’opera indipendenti, come mai Deliveroo offre un servizio di intermediazione di manodopera ai ristoratori, gestendo i rider da somministrati come un’agenzia del lavoro

– se il cottimo non è permesso in Italia, perché nel delivery food dovrebbe trasformarsi in un’opportunità legittima, ripristinato da queste nuove forme di lavoro

Per queste e molte altre ragioni vi invitiamo tutte e tutti a partecipare sabato 15 luglio alla prima Deliverance Strike Mass che partirà alle 19.30 in Piazza XXIV maggio a Milano. Una biciclettata per le strade della città, tra ristoranti e punti di ritrovo dei rider.

Support Your Local Strike Raiders! Raise Your Bicycle!

Pretendiamo risposte concrete e ci stiamo organizzando per farci valere! Per informazioni scrivici a deliverancemilano@gmail.com o seguici sulle nostre pagine Facebook:

https://www.facebook.com/deliverancemilano/

Deliveroo Strike Raiders

Deliverance Milano

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Scaletta cobras

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un contributo con gli occhi al passato che viene dalla recente vicenda Cobas scuola Milano [a.k.a. Cob(r)as] per una possibile riflessione su conflitto e sindacalizzazione

PER UNA SCALETTA SU PERCORSI CONFLITTUALI NELLE SCUOLE MILANESI.
QUI IL PERCORSO CHE HA RIGUARDATO NOI.

In premessa

  • Ogni racconto, ogni narrazione contiene un dato di ‘soggettività’, una ‘memoria parziale’.

Tentando una scansione dei tempi

  • Ci pare di poter individuare, nella ‘nostra’ storia un crinale che traccia una, almeno parziale, differenza tra un prima e un dopo. Collochiamo questo crinale attorno al 2000, con l’apertura milanese d’una sede cobas e l’inserimento nostro nei ‘Cobas istituiti’.
  • Siamo tuttavia altresì convinti di poter riscontrare, tra quel prima e quel dopo, anche una linea forte di continuità, nel metodo, con le esperienze che precedettero quel momento: fino ad oggi, tempo in cui un altro passaggio abbiamo ritenuto necessario.

È nella contraddizione appena descritta che si situa la nostra storia, anomala, difforme e dissimmetrica, di sedici anni nei-accanto-in conflitto-con i ‘Cobas istituiti’.
Per capire questa contraddizione occorre riandare:

  • alle esperienze di lotta autonoma di fine anni Settanta, alla loro caratteristica, al
  • metodo che ci hanno trasmesso,
  • al movimento di metà anni Ottanta,
  • alle esperienze pluridecennali di assemblee con raccolta di firme nelle scuole,
  • alle restrizioni successive fino all’annullamento d’ogni spazio,
  • al tentativo referendario per limitare lo strapotere dei confederali,
  • alla critica all’idea delle RSU,
  • alle ambiguità della sinistra CGIL
  • alla totale assenza di ‘diritto’ di parola nei luoghi di lavoro fuori da ogni sindacato.

Da questo insieme di gelosa esperienza nostra e di imposizione dall’alto delle regole del gioco nascevano i ‘cobas scuola Milano’, che hanno portato con sé contraddizione e anomalia cobras…

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comunicobras nel 40ennale del ’77

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Alla fine abbiamo deciso. Chiudiamo l’esperienza che accomunava ‘cobas scuola milano’ e il suo alias ‘cobras’.

Scegliamo e portiamo con noi l’anima ribelle, l’anima critica, l’anima originaria. Portiamo quel che costituisce anomalia nella normatività, portiamo con noi cobras.
Abbandoniamo quella parte che, nonostante sé , nonostante il perenne sforzo d’esserne fuori, s’è mostrata vieppiù di vuota ‘rappresentanza’. Abbandoniamo dunque ‘cobas scuola milano’ perché contro le nostre intenzioni ha prevalso e vinto su di noi la delega di altri.
L’abbandoniamo convinti di non voler contribuire ad un sistema di relazioni in cui ciò che vale è che qualcuno rappresenti qualcun altro.
Dunque una contraddizione, vera o apparente che sia stata, di questo nostro sedicennio milanese <quello che segna i tempi, non già delle nostre lotte, ma del passaggio milanese ai Cobas ‘istituiti’> giunge a soluzione inequivoca. Alcuni, i più convinti della bontà d’un modello sindacale, presenti un po’ ovunque, ne saranno del tutto indifferenti o piuttosto felici, ciascuno comunque interessato al proprio ombelico organizzativo.
Ma si badi, la contraddizione vissuta nell’esperienza dei ‘cobas scuola milano’ non è altra da quella, che è stata ed è, tra movimenti e forme d’autorganizzazione da un lato, e delega e forme di rappresentanza dall’altro; tra istanze sovvertitrici dei primi, e ripiegamenti sino allo snaturamento delle seconde; tra capacità d’autonomia da un lato, e sua confisca nella rappresentanza dall’altro. Così anche, tra il movimento degli anni Ottanta, che tanto interesse e potenziale suscitò anche al di fuori della scuola, e i successivi, variegati e tristi, esiti sindacali.
Null’altro aggiungeremo, ché si commentano da sé, circa verticalità interne e concorrenze orizzontali del cosiddetto ‘sindacalismodi<?>base’. Il difetto, evidentemente, sta nel manico.
Somma colpa dei ‘cobas scuola milano’, dal 2000 ad oggi, è stato l’interpretare la ‘forma sindacale’ restando lavoratori autorganizzati, non cedendo al sindacalismo di professione; è stato il tentativo di arginare la deriva sindacale tenendo saldi i principii della partecipazione diretta e della critica della delega e della rappresentanza; è stato il mai assuefarsi alla forma sindacale classica, nonostante l’azione di difesa anche sindacale; è stato il rifiuto di pensarsi solo come ‘categoria’ priva d’ogni intento più generale; è stato il coraggio di schierarsi pubblicamente contro la stessa propria organizzazione nazionale, quando l’etica e il merito delle cose lo imponevano. Tutti fatti rari in tempi di ‘parrocchie’, custodi gelose e miopi dei propri micropoteri.
Non abbiamo vinto in questa battaglia e, dunque, ci sottraiamo alla, pur anomala, ‘forma sindacale’ che, abbiamo cercato di far vivere ai soli fini di riaprire spazi per il diritto alla parola di tutti e ciascuno nei luoghi di lavoro. Sarà allora solo su un piano di autonomia che potrà vivere l’eredità d’intenti e pratiche che ci hanno caratterizzato.
Angelo A., Angelo D., Elvira G., Fabrizio B., Francesco M., Gianni T.
comunanza cobras
cobrasmilano@gmail.com

Milano, tra marzo e aprile del 40ennale del ’77