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Diario di Franti/

Dialogo tra Franti, un precario e uno studente della seconda fila

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Basta con la scuola… ma anche no, ci si incontra un sacco di gente, si sta insieme, qualcosa di interessante da ascoltare ogni tanto capita…. certo meglio che andare in fonderia… ma chi ci va più in fonderia? Già, ma dove vanno poi tutti?

Basta con la scuola… ma è il mio lavoro, e io non sputo nel piatto in cui mangio. I ragazzi mi piacciono anche se non gliene frega niente di me. A nessuno frega niente di me, e se non me la cavo io, con la classe, nessuno ci pensa. Dice che dobbiamo insegnare, e io lo faccio, anche bene. Il più delle volte sono loro che non vogliono capire…

Queste cose le ho sentite mille volte ma me ne frego, sono cent’anni che sto all’ultimo banco e me ne frego. Litigano tra di loro, si sfogano, soffrono, crescono e diventano vecchi
Paz è forte, lui l’aveva capito che il ciuco ne esce imbestialito ed affamato. Non gli restano che la bomba o lo sballo. Cazzo!, non hanno pazienza, ma io sono cent’anni che sto all’ultimo banco e me ne frego
Per me è chiaro. Questa scuola qua, fatta così com’è fatta, svolge una funzione precisa nell’ingranaggio delle nostre vite. Resta la scuola del capitale, dei possidenti delle leve della ricchezza, contro la loro forza lavoro. Devono ‘sapere’ quanto serve ma non troppo di più, e soprattutto devono saper stare al loro posto. Cazzo, fanno le guerre per l’acqua e il petrolio, vuoi che si lascino sfuggire il controllo della conoscenza?
Questa scuola apparentemente e realmente schifosa non è ‘un mondo a parte’ ma è ben piazzata nel ‘giardino di casa’ del capitalismo avanzato

Franti, finiscila, sembri mio nonno

Ecco, l’ho conosciuto io ‘tuo nonno’. Me lo ricordo bene
Con lui ci si divertiva. Pensa che a quei tempi facevano quasi più casino gli insegnanti che gli studenti. Volevano cambiare tutto anche se non sapevano in che modo. Così si imparava moltissimo, altroché

Nostalgia?

Ma va, piuttosto noja e tristezza. Da qui in fondo alla classe si vedono delle cose che non si possono neanche raccontare
Dai banchi davanti non percepite niente? Non percepite l’odore delle ferite? Il rumore delle sirene? Non vedete le colonne di fumo?
Si direbbe di no…

Ora basta voi due, che siamo in ritardo con il Programma

e te pareva…

Franti 7.10.16

“Mentre il maestro dava a Garrone la brutta copia del Tamburino sardo, il racconto mensile di gennaio, da trascrivere, egli gittò sul pavimento un petardo che scoppiò facendo rintronar la scuola come una fucilata. Tutta la classe ebbe un riscossone. Il maestro balzò in piedi e gridò: – Franti! fuori di scuola! – Egli rispose: – Non son io! – Ma rideva. Il maestro ripeté: – Va’ fuori! –
Non mi muovo, – rispose”.

[Edmondo De Amicis, Cuore]

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