Alla fine abbiamo deciso. Chiudiamo l’esperienza che accomunava ‘cobas scuola milano’ e il suo alias ‘cobras’.
Scegliamo e portiamo con noi l’anima ribelle, l’anima critica, l’anima originaria. Portiamo quel che costituisce anomalia nella normatività, portiamo con noi cobras.
Abbandoniamo quella parte che, nonostante sé , nonostante il perenne sforzo d’esserne fuori, s’è mostrata vieppiù di vuota ‘rappresentanza’. Abbandoniamo dunque ‘cobas scuola milano’ perché contro le nostre intenzioni ha prevalso e vinto su di noi la delega di altri.
L’abbandoniamo convinti di non voler contribuire ad un sistema di relazioni in cui ciò che vale è che qualcuno rappresenti qualcun altro.
Dunque una contraddizione, vera o apparente che sia stata, di questo nostro sedicennio milanese <quello che segna i tempi, non già delle nostre lotte, ma del passaggio milanese ai Cobas ‘istituiti’> giunge a soluzione inequivoca. Alcuni, i più convinti della bontà d’un modello sindacale, presenti un po’ ovunque, ne saranno del tutto indifferenti o piuttosto felici, ciascuno comunque interessato al proprio ombelico organizzativo.
Ma si badi, la contraddizione vissuta nell’esperienza dei ‘cobas scuola milano’ non è altra da quella, che è stata ed è, tra movimenti e forme d’autorganizzazione da un lato, e delega e forme di rappresentanza dall’altro; tra istanze sovvertitrici dei primi, e ripiegamenti sino allo snaturamento delle seconde; tra capacità d’autonomia da un lato, e sua confisca nella rappresentanza dall’altro. Così anche, tra il movimento degli anni Ottanta, che tanto interesse e potenziale suscitò anche al di fuori della scuola, e i successivi, variegati e tristi, esiti sindacali.
Null’altro aggiungeremo, ché si commentano da sé, circa verticalità interne e concorrenze orizzontali del cosiddetto ‘sindacalismodi<?>base’. Il difetto, evidentemente, sta nel manico.
Somma colpa dei ‘cobas scuola milano’, dal 2000 ad oggi, è stato l’interpretare la ‘forma sindacale’ restando lavoratori autorganizzati, non cedendo al sindacalismo di professione; è stato il tentativo di arginare la deriva sindacale tenendo saldi i principii della partecipazione diretta e della critica della delega e della rappresentanza; è stato il mai assuefarsi alla forma sindacale classica, nonostante l’azione di difesa anche sindacale; è stato il rifiuto di pensarsi solo come ‘categoria’ priva d’ogni intento più generale; è stato il coraggio di schierarsi pubblicamente contro la stessa propria organizzazione nazionale, quando l’etica e il merito delle cose lo imponevano. Tutti fatti rari in tempi di ‘parrocchie’, custodi gelose e miopi dei propri micropoteri.
Non abbiamo vinto in questa battaglia e, dunque, ci sottraiamo alla, pur anomala, ‘forma sindacale’ che, abbiamo cercato di far vivere ai soli fini di riaprire spazi per il diritto alla parola di tutti e ciascuno nei luoghi di lavoro. Sarà allora solo su un piano di autonomia che potrà vivere l’eredità d’intenti e pratiche che ci hanno caratterizzato.
Angelo A., Angelo D., Elvira G., Fabrizio B., Francesco M., Gianni T.
comunanza cobras
cobrasmilano@gmail.com
Milano, tra marzo e aprile del 40ennale del ’77
Perché cobras?
Perché un corsivo è un’anomalia dentro il cerchio della Norma
Perché l’anomalia è come uno sberleffo
Perché c’è una storia
Perché con ragione ci chiamarono ribelli
Perché un sindacato è anche una gabbia
Perché di scuola sì, ma non di sola scuola
Perché solidarietà l’abbiamo imparata da piccoli
Perché NoTav o NoBorder… riguardano anche noi
Perché siamo al fianco di chi sta nel ventre della bestia
Perché siamo vicini ai facchini in lotta
a chi lotta per la casa
e…
Perché non amiamo le forzature identitarie
Perché due non è il doppio ma il contrario di uno
Perché abbiamo sempre scelto la parte ‘sbagliata’
Perché con r comincia anche r…
Perché…
Perché così ci è piaciuto dirci