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ACCACA-DABACCA-ACCACACA
Ma chi ha detto che non c’è
anche noi Franti…
un contributo scioperante del collettivo Mortazza
En rachachant
“Non tornerò più a scuola…”
“Perché?”
“Perché a scuola mi insegnano cose che non so.”
“Ma guarda!”
piccolo, sei anni, porta gli occhiali, va detto che è uno che non fa baccano
“No, non conosco Ernesto”
nessuno lo conosce
“Portatelo qui… Siete voi Ernesto?”
“Esatto!”
“In effetti, in effetti, non vi riconosco.”
“Io vi riconosco.”
“Vi rendete conto del tipo che è…”
“Dunque rifiutiamo di andare a scuola, bambino Ernesto?”
“Esatto!”
“E perché?”
“Perché dura a lungo, molto a lungo.”
“La scuola è obbligatoria.”
“Non dappertutto”
“Siamo qui! noi siamo qui! Qui siamo qui! qui, non dappertutto.”
“Si!”
“E lui allora, chi è lui?”
“Un uomo.”
“E questo? Almeno questo, dicci cos’è, Ernestino.”
“Un crimine!”
“E questo è un pallone, una patata …”
“È un pallone, una patata e la terra.”
“Un cretino, ecco cosa diventerà.”
“No, non preoccuparti.”
“Ma, quanto meno, è questo che sembra.”
“No, per niente.”
“Credi?”
“Sicuro!”
“È strano…”
“Cosa succederà? Sette, ne abbiamo sette…”
“Un caso unico… È sempre così. Dunque ci troviamo di fronte a un bambino che non vuole apprendere che ciò che sa già.”
“Esatto.”
“Io ne ho sette, ne ho abbastanza…”
“E come, come… come pensa di fare il bambino Ernesto… ad apprendere quello che ancora non sa?”
“ecco, ma è vero!”
“Ra-châ-chant.”
“Cos’è?”
“Un nuovo metodo.”
“Insolente!”
“Non capisco.”
“Ho perso il filo.”
“E cosa sa il bambino Ernesto?”
“Niente, basta guardarlo.”
“Del resto è quasi cieco.”
“Mi sembra di averti fatto una domanda, cosa sapete voi, bambino Ernesto?”
“Io so…”
“Non lo toccate o vi colpisco.”
“D’accordo.”
“E perché il bambino Ernesto si rifiuta di apprendere ciò che non sa? Perché?”
“Rispondi, Ernesto, se hai capito. Perché?”
“Perché non vale la pena di apprendere!”
“In fondo… in fondo, in fondo…”
“Allora come saprà leggere, il bambino Ernesto, e scrivere, contare, in questo modo? Eh?”
“Imparerò.”
“E come?”
“I-ne-vi-ta-bil-men-te.”
“Fate attenzione alle vostre parole o mi farete arrabbiare, bambino Ernesto.”
“Non mi fate paura, calmatevi! Torno a casa.”
“Allora, allora… ora che è andato, che ne pensate?”
“Un caso imprevisto.”
“Ma a parte questo?”
“Cosa faremo…”
“È vero che un giorno saprà leggere? Leggere e sommare? Mangiare bere, lavorare lavorare… saprà sbagliare e tutto il resto?.”
“Sfortunatamente sì.”
Da Daniele Huillet & Jean-Marie Straub – En rachachant (1982). Adattamento di “Ah, Ernesto” di Marguerite Duras, 1971.