All’eventuale lettore raccomandiamo di non aspettarsi di trovare, in queste pagine, né alcun enunciato scolpito nella pietra delle grandi verità né una raccolta di frasette benintenzionate e buone per ogni palato.
Abituati a sedere, chi più chi meno, nei banchi delle ultime file, poco inclini a rispondere per primi alzando prontamente la mano, ma nondimeno attenti e curiosi di quanto ci accade intorno, intendiamo qui fornire alcuni spunti di riflessione, che risulteranno senz’altro insufficienti agli occhi dei Professori. Pace, non è per avere il loro plauso che abbiamo preso in mano la penna, insieme con Kaius, che ha maneggiato con maestria anche la china nera e i colori.
Precisato ciò, andiamo a incominciare.
Nel pensare a questa serie di fascicoletti siamo partiti dalla constatazione del caos post-ideologico, del disagio psicofisico, della paura liquida, dell’isolamento, insomma di quella pletora di sofferenze causate prima dalla gestione della pandemia da parte dei poteri costituiti e poi dalla guerra.
Preoccupati per la fragilità dimostrata da molte comunità che si pensavano salde e che si sono invece lacerate sui modi con cui affrontare vaccini e green pass, nonché per un diffuso senso d’impotenza di fronte alla guerra, coi nostri scrittarelli vorremmo cercare di favorire un confronto attraverso cui ricostruire un orizzonte di senso dinamico e collettivo, in vista di un urgente coordinamento sinergico delle pratiche di liberazione e di solidarietà. N’duma va che l’è anca tardi.
In vista di ciò poniamo quattro elementi propedeutici d’apertura.
1. L’attuale sistema economico di organizzazione delle risorse produttive e di distribuzione della ricchezza è causa diretta sia della pandemia (venga il virus da laboratorio o da zoonìa) sia della guerra. E sono ben poche le sventure che affliggono l’umanità, come le altre forme di vita oggi esistenti sulla Terra, che non possano essere ricondotte a questa matrice.
2. La normalità, il cui ritorno è stato tanto invocato dai media, costituisce il vero problema, tanto da risultare nefasta ogni volontà di conservarla o restaurarla.
3. L’infantilizzazione dell’opinione pubblica, lo svuotamento del dibattito politico, sostituito dal vaniloquio televisivo e da un’incessante pioggerella di tweet, la demonizzazione di ogni istanza radicale, la compenetrazione penal-amministrativa nella caccia alle più diverse forme d’organizzazione autonoma di base e di attivismo sociale, tutto ciò mira e conclude alla riedizione di un autoritarismo paternalistico, ancorché ricoperto d’una sottile patina di ossequio alle “regole della democrazia”.
4. Mala tempora currunt, è evidente. Tuttavia, anche nel cuore del Vecchio Mondo, sta apparendo qualcosa che non ha niente da spartire con l’assetto esistente. Oggi indica uno spazio vuoto e allude a una possibilità.
Domani si vedrà.
franti – Settembre 2023
(prolusione al fascicolo 1)