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Dialogo tra Franti e Garrone

[Uscendo da scuola, Franti e Garrone si fermano un po’ a parlare.]

 

Franti Ehilà, ronegar,1 ti vedo provato.

Garrone – Ciao, fra’. Provato è dire poco, sono a pezzi!

Franti – Fai bene, ronegar, qui non funziona più niente, compreso te 🙂

Garrone – Tu scherzi, ma la situa è seria, non sai più dove puoi camminare, come ti devi mettere, dove stare… Si entra a scuola con la mascherina, qualche prof te la lascia togliere e qualcun altro no, segni con le braccia aperte come un aeroplanino le distanze dai tuoi compagni, non si può mangiare in piedi. Durante la lezione non posso guardare Stella ché se no le nostre rime boccali si avvicinano troppo. (Troppo? Troppo poco, dico io!)

Franti – È vero, cosa fare non lo sa nessuno. Partiamo sempre dal principio di stare attenti, muoverci con cautela, proteggere se stessi e soprattutto gli altri, soprattutto i più deboli e quelli più a rischio… ma questo tu già lo fai, è praticamente l’unica cosa che fai, Garrone! [e ride] È difficile, e si rischia di farsi fregare.

Garrone – Difficile? Impossibile! Fortuna che c’è internet, con l’educazione a distanza. Noi facciamo i turni, metà a scuola e metà a casa. Ognuno col suo pc, così non ci assembriamo.

Franti – Non farmi ridere, ché poi arriva qualcuno a ricamarci sopra! Il problema delle classi strapiene c’era da mo’. E non solo le classi: abbiamo sempre viaggiato su treni e bus stipati come polli in batteria, non ce ne eravamo mai accorti? Perché lo sopportavamo? Perché? Riflettici, è interessante. E le strutture, poi… Perfino la carta da culo mancava, altro che “nuove risorse per il diritto allo studio”! E vogliamo parlare di maestri e professori? Possibile che nessuno si accorgesse che il corpo insegnante veniva tirato fino al camposanto, a smarrire anno dopo anno il sentimento d’insegnare qualcosa di realmente significativo? Da molto tempo la scuola altro non faceva che trasmettere delle banalità, et voilà, c’est la débâcle, che in francese significa: e adesso, è la disfatta. L’occasione è adesso.

Garrone – Ma che stai a dire? Io non so da che parte girarmi. Che significa l’occasione è adesso?

Franti – Ascolta, ronegar. Ti chiedo di fare una cosa che, magari, all’inizio pare difficile. Chiudi gli occhi, respira a fondo, prova a capire dove sei finito, sfòrzati, fatti una tua opinione p r e c i s a su quanto è accaduto e sta continuando ad accadere, parlane con i tuoi compagni e, poi, datti una smossa. Nessuno ti porterà fuori di qui. Parola di Franti! E, allora, sii serio, per una volta, ripensa a tutte le cose che non andavano già prima, a quelle che ti hanno fatto male, e discutine con i tuoi amici. Poi, steso l’elenco, che sarà lungo, respirate di nuovo profondamente e andate avanti, liberi, forti e creativi. Questo posto non esiste più.

Garrone – Come non esiste più? E cosa significa andate avanti? Avanti dove?

Franti – Ronegar, questa scuola è finita. Era già in crisi, ora è un mucchio di macerie. Dillo anche ai tuoi insegnanti. Io li osservo sempre di sottecchi, dal mio banco in fondo all’aula: alcuni sono patetici, altri irritanti, quando non francamente odiosi, ma molti invece si sforzano di combinare qualcosa di buono, sono addirittura encomiabili nel loro impegno. Evidentemente, però, la buona volontà non basta. Visto che magari, te, ti stanno ad ascoltare, prova a dire loro: “Trovatevi qualcosa da fare qui e ora. Abbiate il coraggio di guardare in faccia la realtà della scuola per com’è davvero, al di là delle chiacchiere sulla “buona scuola”, sul merito, sulle competenze, sul lavoro che verrà… Siate caritatevoli: aiutate a morire questa istituzione decrepita, incartapecorita e polverosa. Preoccupatevi di costruire insieme ai vostri compagni di lavoro, agli studenti, agli adulti, alla società tutta, includendo i più piccoli e gli an ziani, che non abbiamo saputo proteggere a sufficienza in questi momenti difficili, qualcosa in cui “la conoscenza sia libertà e trasgressione e nessun ‘ricco’ possa accampare più diritti degli altri”. (Meglio ancora, aggiungo io, se la “ricchezza” sarà stata abolita insieme con ciò ch’essa produce: la povertà.) Pensate al professore che deve uscire dalla Casa di Carta: gli occorrono intelligenza, coraggio e fantasia.

Garrone – Oh, ma è uno sbatti!

Franti – Sì, fra’, è uno sbatti, ma non ne esci altrimenti: o ti occupi direttamente di te stesso e di chi ti è caro o dovrai delegare qualcun altro a farlo. Qualcuno che, ti assicuro, non ha nessunissima idea di qual è il problema e di come affrontarlo in una maniera che possa andare bene per tutti, compreso chi sta in fondo alla scala o siede all’ultimo banco.

Garrone – Fra’, sei il solito scemo, parli come un matto. Ora vado, ché è mezzogiorno e le lezioni sono finite. Ci vediamo la settimana l’altra, visto che la prossima siamo a casa in smart studying.

Franti – Love & Rage.

1Garrone è chiamato ronegar, secondo l’uso invalso tra certi giovani di invertire parti dei nomi propri.