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Lettere di Franti/

Il Franti, lo studente Nobis e «l’invalsi»

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 Nobis: “Ciao Franti, hai visto? Questa volta ti hanno proprio fregato”. (sorride)

Franti: “Non mi stupisce, e di che si tratta in questo caso?”.

“Dell’«invalsi»”.

Cosa intendi con «l’invalsi», Nobis, sembri un prete in un bordello, bisogna tirarti fuori le parole una per una”.

“L’han messo alla maturità”.

“Ma no…”.

“Beh non esattamente, ma è diventato requisito per l’esame della maturità, se ti rifiuti di svolgerlo (come vi è capitato di fare a voi) son cazzi”.

“Ma il test non è anonimo?”.

“Non ho detto che fa media, che sanno come l’hai fatto, ma che è un requisito, lo devi svolgere e quando ti dicono di farlo ci devi essere”.

“Se è per questo noi l’anno scorso l’abbiamo fatto, tutti, e ci siamo divertiti un mondo. Abbiamo messo delle risposte che erano dei botti di genio alla stupidità delle domande”.

“Bravo, se fai così ti sporcherai il portfolio”.

“Porto-che? Nobis, sembri un prete lituano in un bordello bergamasco, ma ti vuoi far capire per favore?”.

(sorride di nuovo) “Certo, tu Franti, io Nobis, Garrone e gli altri, avremo un portfolio che riporta ciò che abbiamo fatto o non fatto a scuola e poi anche al lavoro, che c’è continuità tra le due cose, una sorta di fedina penale per la vita civile. L’esito del test invalsi sarà scritto sul portfolio, il tuo sul tuo – il mio sul mio, e scommetto che non saranno uguali”.

“Ma l’invalsi non era anonimo?”.

“Sei disinformato, Franti, disinformato e credulone. Mi sa che quelli come te si divertiranno pochino”.

“ma vaffanculo anche tu…”

febbraio 2017

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